“Blockchain per startup e Pmi in Italia”, questo il titolo del rapporto stilato grazie alla collaborazione tra l’Organizzazione per la Cooperazione lo Sviluppo Economico (OCSE) e il Centro per l’Imprenditorialità, le Piccole – medie imprese, le Regioni e le Città (Cfe). Più precisamente, il Cfe, diretto da Lamia Kamal-Chaoui, ha redatto il rapporto nell’ambito del programma del Gruppo di Lavoro dell’OCSE, con un’attenzione particolare dedicata a temi di stretta attualità, quali le Piccole e Medie Imprese e l’imprenditorialità (Wpsmee), su specifica richiesta del Ministero dello Sviluppo Economico. I dati raccolti nel report hanno evidenziato come il 40% delle Piccole e Medie Imprese italiane sia impegnato nei mercati internazionali, attività che frutta almeno 153 miliardi di dollari su un totale di 379 miliardi per l’anno 2017, secondo i dati diffusi dall’Oecd nel 2020. Inoltre, nel 2019, le aziende italiane hanno investito circa 30 milioni di euro in progetti di blockchain, con un incremento del 100% rispetto al 2018.
L’Italia si è così collocata tra i primi 10 paesi nel mondo per numero di progetti di blockchain sviluppati nel 2019, seppur delle 158 iniziative lanciate, solo 47 sono effettivamente attive. Alla luce di questi dati, il report vede nel mondo imprenditoriale italiano il terreno adatto per lo sviluppo adeguato di “alcune opportunità, in quanto gli scambi internazionali sono una delle aree più interessanti per lo sviluppo di soluzioni basate sulle Distributed Ledger Technology (le tecnologie di registro distribuito)”. Ancora nelle pagine del rapporto si legge come la capillarità e l’importante diffusione di realtà quali quelle delle micro-imprese, la creazione di occupazione e di posti di lavoro in settori a bassa produttività “costituiscono sfide di rilievo per l’economia italiana, ma una maggiore diffusione delle tecnologie digitali può rappresentare una valida soluzione”.
Il lavoro, ottenuto grazie alla sinergia tra OCSE e Cfe, è frutto di un’intensa attività durata un anno e sostenuta fortemente da Marco Bellezza, oggi Amministratore Delegato di Infratel, ma al tempo Consigliere Giuridico per le Telecomunicazioni e l’Innovazione dell’ex ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. Con le 80 pagine consegnate al pubblico, “Blockchain per startup e Pmi in Italia” rappresenta un modello unico di rapporto nel settore d’interesse. L’Italia, infatti, è il primo Paese ad aver redatto e diffuso un’analisi precisa e finalizzata a fornire uno specchio sul ruolo della blockhain per lo sviluppo delle piccole e medie imprese e delle startup. Inoltre, il rapporto intende porre l’attenzione sulle nuove realtà ed attività economiche presenti, soprattutto per evidenziare i tratti caratteristici di un comparto, come quello economico, quanto mai incerto e instabile come in questo particolare momento storico. La relazione è corredata da approfondimenti e schede sui diversi progetti che l’Italia sta sviluppando, senza dimenticare di illustrare quali sono le maggiori difficoltà e i più grandi ostacoli che l’imprenditoria deve affrontare, soprattutto in tema di iter burocratici da affrontare per poter svolgere le attività in Italia e conseguire i relativi finanziamenti. Esaminando più in profondità il contenuto del rapporto, è possibile notare come il lavoro si concentri principalmente sul percorso innovativo della blockchain nel nostro paese, con particolare riferimento all’organizzazione e alle inclinazioni seguite dalle Piccole e Medie Imprese.
L’attenzione dell’OCSE e del Cfe si è concentrata sulle qualità e sulle logiche delle imprese che pian piano introducono nei loro business i servizi basati sulla blockchain nel mercato italiano, senza dimenticare di valutare quali siano le opportunità e le sfide per l’adeguato successo delle attività che le caratterizzano. Il rapporto ha, poi, evidenziato come l’ecosistema della blockchain vada ad impattare sui settori e sulle imprese, oltre che sull’importanza conferita all’incoraggiamento della digitalizzazione e della produttività principale di realtà quali quelle delle piccole e medie imprese. Infine, il lavoro fornisce al lettore una panoramica normativa e legislativa, sottolineando quali sono le principali raccomandazioni sulle più attuali politiche da mettere in pratica. “Blockchain per startup e Pmi in Italia” è stato redatto anche grazie all’importante contributo dell’attuale sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico con delega alle Telecomunicazioni, Mirella Liuzzi. Quest’ultima, commentando il report, ha affermato: “L’Italia è il primo Paese europeo a finanziare questo tipo di studio, ciò dimostra ancora una volta l’attenzione del Mise verso le soluzioni fornite dalle tecnologie emergenti alle nostre Pmi e start up, nonché le ricadute positive per la loro competitività”. Il sottosegretario Liuzzi, poi, ha evidenziato che il rapporto ha permesso di sottolineare come “l’industria italiana della blockchain sta crescendo rapidamente”; pertanto, diventa necessario “assecondare, con politiche mirate, questi percorsi di sviluppo in modo da innescare crescita e innovazione, coinvolgere sempre più realtà imprenditoriali e puntare a una visione strategica del futuro in cui l’Italia vuole recitare un ruolo di primo piano”. Infatti, il report vede nell’economia italiana, sempre più aperta all’esportazione, “un terreno favorevole per lo sviluppo, il collaudo e l’adozione di soluzioni basate sulla blockchain in una pluralità di settori”. In conclusione, il lavoro nato dalla collaborazione tra l’OCSE e il Cfe afferma che “le imprese italiane si situano al di sopra della media OCSE per l’integrazione di strumenti Ict correlati all’attività economica nei propri processi e la proporzione di investimenti Ict destinati al software e ai database è relativamente elevata, il che rappresenta un dato interessante perché le imprese italiane della blockchain si rivolgono principalmente alle Pmi”.
Ivana Notarangelo