L’innovazione e la consulenza aziendale sono sempre stati due pilastri fondamentali per lo sviluppo economico di un Paese. In Italia, queste due realtà si fondono in un nuovo capitolo regolamentato dal decreto del 7 maggio 2019: l’Albo degli esperti in innovazione tecnologica, istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Questo registro rappresenta una novità significativa nel panorama italiano, delineando nuovi orizzonti per i professionisti e le società che operano nel settore della consulenza. Con Bruno Mafrici, senior advisor di Milano con esperienza nei percorsi di innovazione strutturata nelle aziende, abbiamo commentato i benefici delle agevolazioni per le imprese operanti su tutto il territorio nazionale che si affidano ad una consulenza in innovazione digitale.
Chi sono gli innovation manager
Gli innovation manager sono persone fisiche, società di consulenza, centri di trasferimento tecnologico, incubatori certificati di start-up che hanno dimostrato di possedere determinati requisiti e specifiche professionalità in materia di ricerca e sviluppo precompetitivo dei progetti di innovazione tecnologica. Questa diversificazione dei soggetti innovatori mostra la volontà del legislatore nell’aver creato un ecosistema eterogeneo e dinamico, in grado di rispondere alle molteplici esigenze delle imprese italiane.
“L’accreditamento presso l’albo degli esperti in innovazione tecnologica rappresenta una marcia in più per noi professionisti del settore” commenta Bruno Mafrici, ricordando che il processo di iscrizione ha richiesto numerose verifiche e la dimostrazione di specifiche competenze e certificazioni previste dalla norma UNI 11814:2021. “Nonostante molti fossero già iscritti all’albo approvato nel novembre 2019, sono stati richiamati a rinnovare la loro candidatura, a dimostrazione della necessità di un aggiornamento costante nel mondo della consulenza.”
Tuttavia, non tutte le figure professionali o le società hanno avuto modo di accedere a questo elenco. Ad esempio, le società di formazione, nonostante la loro esperienza e competenza, sono state escluse. Questa scelta potrebbe sembrare controintuitiva, ma sottolinea la distinzione tra formazione e consulenza, due ambiti che, pur essendo strettamente correlati, hanno dinamiche e obiettivi diversi.
Il Ministero ha scelto di definire standard più elevati, incoraggiando l’aggiornamento professionale e sottolineando l’importanza dell’innovazione nel settore.
Un pilastro dell’innovazione aziendale
L’innovazione e la trasformazione digitale sono diventate parole d’ordine per molte aziende italiane: “L’Albo degli esperti in innovazione tecnologica – continua Bruno Mafrici – rappresenta un importante strumento di riconoscimento per i professionisti del settore, che si sentono chiamati in causa nel cuore di un radicale processo di cambiamento che sta coinvolgendo tutte le imprese che operano sul territorio nazionale”. Per Bruno Mafrici questo si lega ad una “chiamata alle armi per trasformare la ricerca in opportunità strategica di business per il futuro”
Oltre alle indispensabili soft skills come leadership, capacità di problem solving, padronanza di più lingue e capacità di anticipare il futuro, i manager dell’innovazione devono saper riconoscere gli ammodernamenti fondamentali per la crescita dell’azienda. Questo richiede una profonda conoscenza del mondo della ricerca, competenze in scouting tecnologico, trasferimento tecnologico e valorizzazione della proprietà intellettuale.
“Innovare significa migliorare concretamente la vita quotidiana attraverso soluzioni originali, mettendo in campo una formazione solida, una visione multidisciplinare e la capacità di prevedere gli scenari futuri”, afferma Bruno Mafrici, per il quale “la vera sfida sta nel trasformare le idee brillanti in innovazione concreta e nel proporre nuovi prodotti, servizi e modelli di business basati su strategie interne di innovazione avanzata”.
I contributi alle imprese
Le imprese che, entro le ore 12:00 del 23 novembre 2023, ingaggeranno un innovation manager, riceveranno un contributo in forma di voucher concedibile in regime “de minimis” ai sensi del Regolamento (UE) n. 1407/2013, differenziato in funzione della tipologia di beneficiario:
Fino ad un massimo di 40.000 euro per micro e piccole imprese (contributo pari al 50% dei costi sostenuti)
Fino ad un massimo di 25.000 euro per medie imprese (contributo pari al 30% dei costi sostenuti)
Fino ad un massimo di 80.000 euro per reti di imprese (contributo pari al 50% dei costi sostenuti).
La consulenza, leggiamo sul sito del Ministero, “deve essere finalizzata a indirizzare e supportare i processi di innovazione, trasformazione tecnologica e digitale delle imprese e delle reti attraverso l’applicazione di una o più delle tecnologie abilitanti previste dal Piano nazionale impresa 4.0” ed individuate tra cloud computing, cyber security, integrazione delle tecnologie della Next Production Revolution (NPR) nei processi aziendali, simulazione e sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (RV) e realtà aumentata (RA), robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo-macchina, manifattura additiva e stampa tridimensionale, internet delle cose e delle macchine, integrazione e sviluppo digitale dei processi aziendali, programmi di digital marketing trasformativi e abilitanti per l’innovazione di tutti i processi di valorizzazione di marchi e segni distintivi (c.d. “branding”) e di sviluppo commerciale verso mercati; programmi di open innovation.”
Una sfida significativa
l’Italia si trova di fronte a una sfida significativa: individuare e formare innovation manager capaci di guidare le aziende verso nuove frontiere tecnologiche e di business. In questo contesto, l’elenco istituito presso il MIMIt rappresenta un importante passo avanti, ma il vero successo dipenderà dalla capacità delle aziende italiane di abbracciare veramente l’innovazione, guidate da professionisti competenti e visionari. E, in questo futuro che si delinea, si spera che l’Italia possa testimoniare la nascita di una nuova era, in cui figure come l’Innovation Manager diventino pilastri della società, guidando un cambiamento culturale profondo e condiviso.