YouTube e Uploaded, come tutti gli amministratori delle piattaforme web, non rispondono direttamente della pubblicazione online illecita di opere coperte dal diritto d’autore da parte degli utenti. Questa è stata la conclusione a cui è giunto l’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Henrik Saugmandsgaard Oe, in merito ad una controversia sul copyright riguardante Google e Youtube e le piattaforme Cyando e Uploaded.
L’Avvocato Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Henrik Saugmandsgaard Oe, ha spiegato che YouTube e Cyando svolgono una funzione di intermediari della comunicazione, offrendo un servizio agli utenti, perché questi ultimi possano realizzare “comunicazioni al pubblico“. Proprio per questo motivo, la responsabilità primaria può essere solo a carico degli utenti. Inoltre, ha sottolineato l’Avvocato, l’upload di un file su queste piattaforme digitali avviene in modo automatico, senza che l’amministratore scelga o decida i contenuti. Secondo quanto previsto dalla direttiva 2000/31, gli amministratori di piattaforme come YouTube e Cyando potrebbero avvantaggiarsi dell’esenzione dalla responsabilità per i file caricati per conto dei propri utenti, a patto che non siano a conoscenza di attività illegali e non abbiano rimosso contenuti di questo tipo. L’Avvocato Generale ha evidenziato che l’esenzione di responsabilità, invece, non si realizza quando la piattaforma ha a disposizione una “conoscenza effettiva dell’attività o di informazioni illegali” o “conoscenza di fatti o circostanze in base ai quali l’attività o le informazioni illegali sono evidenti”.
Dunque, alla luce dei diversi richiami legislativi, Saugmandsgaard Oe ha affermato che, a prescindere dalla questione della responsabilità, i titolari dei diritti possono ricevere ingiunzioni giudiziarie nei confronti di operatori di piattaforme online, essendo passibili di particolari obblighi. I titolari, infatti, dovranno avanzare istanza di ingiunzione subito dopo aver accertato la violazione dei diritti d’autore da parte di terzi, usando il servizio di operatori di piattaforma, senza dover attendere che l’evento si ripeta e senza la necessità di dover provare il comportamento illegale da parte dell’intermediario.
La causa è nata in seguito a due diversi dibattimenti. Il primo è sorto per iniziativa di Frank Peterson, un produttore musicale, che ha adito per vie legali citando in giudizio YouTube e il colosso leader Google, chiamandoli di fronte al tribunale per dirimere una vicenda concretizzatasi nel 2008. Infatti, proprio in quell’anno sul canale YouTube furono caricati numerosi fonogrammi, di cui il produttore rivendica i diritti. La seconda controversia ha, invece, messo di fronte il gruppo editoriale Elsevier e Cyando, per l’upload sulla sua piattaforma di hosting e condivisione di un complesso di opere su di cui Elsevier detiene i diritti esclusivi. Anche questo caricamento è stato realizzato dagli utenti e, anche in questo caso, senza l’autorizzazione da parte dei gestori della piattaforma Cyando.
Lo scorso anno, l’Unione Europea, con la direttiva 2019/790 si era espressa sul diritto d’autore e sui diritti relativi al mercato unico digitale. In particolare, la direttiva ha conferito un nuovo regime di responsabilità agli operatori delle piattaforme online, in merito alle opere caricate dagli utenti in modo illecito. Inoltre, essa obbliga gli amministratori delle piattaforme ad ottenere una particolare autorizzazione da parte dei titolari dei diritti d’autore. Questa direttiva, che deve essere recepita da ciascuno Stato membro entro il 7 giugno 2021, non è stata ancora applicata. Proprio per questo motivo e in riferimento all’attuale regime legislativo presente in Europa, la Corte di giustizia è stata sollecitata nel chiarire il grado di responsabilità dei gestori delle piattaforme online.
La conclusione a cui è giunto l’Avvocato Henrik Saugmandsgaard Oe non è vincolante per la Corte di Giustizia Europea, che dovrà emettere la sentenza sul caso nei prossimi mesi. Spesso, però, le indicazioni dell’Avvocato Generale vengono seguite nella sentenza finale.
Ivana Notarangelo