Dal blog di Massimo Tortorella (Consulcesi) intervista all’esperto

Dal blog di Massimo Tortorella (Consulcesi) intervista all’esperto

Il vermocane è animale marino che, attraverso le sue setole, può pungere gli esseri umani. La sua diffusione appare in costante crescita a causa del surriscaldamento delle acque del mare. Dal suo blog personale, Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi, ha raggiunto un esperto, il biologo marino Ferdinando Boero, della Fondazione Dohrn della Stazione zoologica marina Anton Dohrn di Napoli. Tuttavia, quest’ultimo ha evidenziato che l’eccessivo allarmismo è ingiustificato.

L’esperto parla del vermocane

Ricci di mare, tracine e meduse sono soltanto alcuni degli animali che popolano il mare e che potrebbero creare problemi ai bagnanti in caso punture. A questi, ultimamente si aggiunge anche il vermocane, un temuto animale che vive nel mare, la cui presenza si è maggiormente rilevata nel Mediterraneo. In particolare, il vermocane ricorda un verme della terra, noto anche come “verme di mare” o “verme di fuoco”. In genere, è di colore bianco e rosso. Essendo parte della specie Hermodice carunculata, diffusa anche nel Mar Mediterraneo, non è una novità che il vermocane si trovi in quantità maggiore proprio in questa zona. Il biologo marino Boero, pertanto, ha affermato che, seppur il vermocane “ha attirato l’attenzione dei media con titoli talvolta allarmanti, lasciando intendere che possa rovinarci l’estate”, di certo, “è ben conosciuto e, nonostante possa causare punture fastidiose, non è pericoloso”. L’esperto ha, però, evidenziato che questo animale marino “tende a nutrirsi di carogne e può essere attirato dalle reti da pesca”. E, proseguendo il biologo, “se si cerca di toglierlo a mani nude, può procurare qualche problema, oltre al fatto che può rovinare il pescato, mangiandolo”. Inoltre, anche se c’è possibilità di essere punti in acque basse, il biologo ha sottolineato che fino ad ora non è mai accaduto, poiché i vermocani, “in genere, stanno sugli scogli, dove un bagnante eventualmente appoggia i piedi solo per entrare o uscire dall’acqua”. Questo animale marino predilige la notte e vive soprattutto nelle acque della Sicilia, della Puglia e della Campania.

Cosa fare in caso di punture

Tuttavia, qualora si resti vittima della puntura del vermocane, Boero consiglia di mettere del nastro adesivo sulla pelle. In seguito, è opportuno eliminarlo, portando via anche le setole. Il biologo, però, comprende come sia difficile andare in spiaggia muniti di nastro adesivo. Pertanto, egli ha consigliato semplicemente “di non toccare e soprattutto non sfregare l’area interessata per evitare di aumentare il fastidio”. In un secondo momento, invece, “in farmacia si potrà chiedere una pomata che plachi l’irritazione e il prurito”. Al contempo, Boero ha affrontato anche il problema delle meduse. In proposito, ha detto: “A differenza del vermocane, la medusa comune (la pelagia noctiluca, quella dalla classica colorazione viola) è velenosa. La sua è una aggressione chimica e meccanica, nel senso che punge e nello stesso tempo inietta anche veleno nelle prede o negli aggressori”. L’esperto, comunque, ha esortato ad evitare soluzioni e rimedi fai da te, che potrebbero anche causare danni peggiori. In caso di contatto con una medusa, ha affermato il biologo, “è necessario risciacquare con acqua salata e non dolce; usare eventualmente una carta di credito o simile per rimuovere eventuali cnidocisti, cioè rimasugli dei tentacoli tramite cui iniettano il veleno; non sfregare la parte interessata e, dal momento che il veleno è termolabile, il ricorso ad acqua calda può limitare il fastidio della sostanza che è penetrata nella pelle”.

Ulteriori consigli in caso di contatto con altri animali marini

In più, il vademecum curato da Daniele Manno, istruttore di Remote e Military Life Support, e dal prof. Giuseppe Petrella dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, che si può fruire direttamente dal sito di Consulcesi (consulcesi.it), fornisce ulteriori consigli, qualora si venga punti dalle meduse. In questa eventualità, gli esperti esortano ad evitare l’uso del ghiaccio, di creme cortisoniche o esposizioni al sole, preferendo l’aceto da cucina. Quest’ultimo rimedio è praticabile anche in caso di puntura da parte dei ricci. Invece, qualora si entri in contatto con la tracina, il cloruro di alluminio o, in casi più seri, la copertura antibiotica e la profilassi antitetanica sono le soluzioni migliori.

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