Il Garante per la Protezione dei Dati Personali, con il provvedimento n. 275 del 9 maggio 2024, ha ingiunto a Google LLC la rimozione di specifici contenuti obsoleti riguardanti l’attività posta in essere da un influencer che, da circa 3 anni, aveva sospeso i suoi account sui social network. La decisione, assunta in seguito a un reclamo presentato dall’interessato (difeso dall’avvocato Domenico Bianculli) ha imposto a Google la deindicizzazione di dozzine di URL e la rimozione di termini specifici dalle funzioni di completamento automatico e di ricerche correlate.
Il reclamante, nel 2020, aveva acquisito notorietà tramite la pubblicazione di video su TikTok che avevano raggiunto una certa notorietà. Nonostante la successiva rimozione dei video dal proprio canale per via di commenti offensivi e pregiudizievoli, tali contenuti continuavano a essere reperibili tramite il motore di ricerca di Google, ostacolando significativamente le sue opportunità professionali e personali.
Il Garante ha dichiarato fondato il reclamo, riconoscendo al reclamante che:
- Le informazioni reperibili tramite gli URL e i termini associati non sono più pertinenti alla sua attuale realtà professionale e personale.
- La continua reperibilità di tali contenuti su Google ha comportato significative conseguenze negative per il reclamante, in particolare durante le attività di due diligence dei potenziali datori di lavoro.
- L’interessato oggi non riveste un ruolo pubblico e ha il diritto di dissociarsi da un’immagine ormai obsoleta e dannosa.
Google aveva inizialmente respinto le richieste di rimozione di informazioni personali dal motore di ricerca, sostenendo l’esistenza di un interesse pubblico alla conservazione delle informazioni. Tuttavia, il Garante ha ritenuto che non sussistano ragioni di interesse pubblico tali da giustificare il mantenimento delle informazioni contestate.
Questa decisione sottolinea l’importanza di rivolgersi all’Autorità italiana per la protezione dei dati per far valere i propri diritti in materia di diritto all’oblio. Google, infatti, come riportato nel suo Transparency Report, rigetta la maggior parte delle richieste presentate, mettendo in primo piano i propri interessi commerciali ed il diritto dei suoi utenti ad accedere alle informazioni presenti in rete a discapito della privacy degli individui. Il Garante della privacy, in questo caso, ha riconosciuto che le informazioni obsolescenti presenti online che possono pregiudicare significativamente la vita privata e professionale di un individuo devono essere rimosse, anche se questo individuo godeva di una certa notorietà (c.d. “influencer”).