Nuovi problemi in casa Facebook. Un bug, infatti, ha messo in pericolo le fotografie di 6,8 milioni di utenti che sono state potenzialmente esposte a sviluppatori terzi di app. A confermarlo è stato lo stesso social network nelle scorse settimane. Tra quelle immagini ci sarebbero anche fotografie che gli utenti stessi non avevano ancora condiviso. Il periodo di riferimento è quello che va dal 13 al 25 settembre 2018: un periodo di poco più di una settimana, nella quale circa 1.500 app (questo il numero massimo stimato), realizzate da 876 sviluppatori, avrebbero avuto accesso alle immagini di tantissimi utenti. Facebook ha precisato che questo bug si è concretizzato nel caso di app cui gli stessi utenti avevano consentito di accedere alle foto
sulla piattaforma. “Ci scusiamo per quello che è successo – ha spiegato Facebook in un post. – Lavoreremo con questi sviluppatori affinché cancellino le foto degli utenti colpiti dal bug.” Facebook ha anche promesso che le persone coinvolte nella violazione della privacy sarà avvisate attraverso un alert che li riporterà a una proceduta guidata per capire quali app sono associate al bug e come procedere.
Un nuovo problema che segue quello di qualche settimana fa, secondo cui il social network sarebbe stato pronto a far pagare le aziende per accedere ai dati degli utenti, anche cifre consistenti, fino a 250mila dollari l’anno. Questa l’idea di Facebook, secondo le notizie inedite divulgate nei giorni scorsi dal Wall Street Journal. La conferma arriverebbe da una serie di email interne alla società, incluse nel faldone di
documenti che fanno parte della causa portata avanti da Six4Three, azienda che sviluppava applicazioni compatibili con Facebook, contro lo stesso social network. I documenti sono stati sequestrati nelle scorse
settimane dal Parlamento inglese. Sempre secondo quanto riporta il Wall Street Journal, le email sequestrate dimostrerebbero che Facebook avrebbe concesso ad alcuni sviluppatori di terze parti un “accesso speciale” ai dati personali dei propri utenti, e che alcuni anni fa avrebbe previsto di fornire questi dati “a pagamento” agli sviluppatori stessi. Una “politica” interna ben lontana dall’idea di non vendere, per alcun motivo, i dati personali e le informazioni relative agli utenti. Secondo i documenti sequestrati, infine, al centro di questo scambio di email, che risalgono al periodo 2012-2014, ci sarebbe lo stesso Mark Zuckerberg, anche se un portavoce della società ha spiegato che la discussone è stata messa da parte senza
portare a nulla di concreto.