A poche settimane dalla pubblicazione sul “The Guardian” di un articolo scritto da un algoritmo di Intelligenza Artificiale, l’Organizzazione Europea dei Consumatori (BEUC) ha lanciato un sondaggio proprio sull’argomento, al fine di effettuare un punto sulla percezione che la popolazione ha nei confronti dei sistemi regolati dall’Intelligenza Artificiale. I risultati ottenuti rappresentano una sorta di indirizzo per le istituzioni, che sono chiamate a progettare i servizi pubblici basati sull’Intelligenza Artificiale, tenendo però conto delle risposte ottenute. Risposte che hanno evidenziato la fiducia ma anche i timori dei cittadini su questioni quali la trasparenza, la responsabilità, l’equilibrio nel processo decisionale e la stessa gestione dei dati sensibili di ciascun utente.
La BEUC ha coinvolto nel sondaggio circa 11.500 consumatori di 9 paesi europei: Italia, Belgio, Germania, Danimarca, Francia, Spagna, Portogallo, Svezia e Polonia. Più precisamente, all’incirca meno del 20% degli europei è dell’idea che le leggi attualmente in vigore “regolino in modo efficiente” il comparto dell’intelligenza artificiale, mentre il 56% nutre una scarsa fiducia nei confronti delle autorità chiamate a vigilare sull’adeguato controllo dei mezzi tecnologici, considerando la legislazione attuale inadatta a proteggere dai danni che gli stessi possono causare. Gli intervistati, però, riconoscono che l’Intelligenza Artificiale avrà un ruolo importante in molti settori della vita quotidiana. Scendendo nel particolare delle cifre, infatti, è possibile rilevare che: il 91% dei partecipanti ritiene necessario l’uso di algoritmi basati sull’Intelligenza Artificiale per prevedere gli incidenti stradali, l’87% per la fruizione dei servizi sanitari, mentre l’81% per favorire l’assistenza a vantaggio del cliente che lamenta problemi finanziari. Gli intervistati residenti in Spagna ed in Italia, rispettivamente il 44% ed il 45%, collegano l’uso dell’Intelligenza Artificiale ad un futuro green per il mondo poiché, secondo la loro opinione, favorirà l’ecosostenibilità del pianeta; il 44% dei partecipanti al sondaggio, invece, provenienti dal Portogallo ed il 50% ancora degli spagnoli affermano che l’Intelligenza Artificiale contribuirà ad aumentare l’aspettativa di vita.
A fronte di queste prospettive ottimistiche, molti degli intervistati, invece, hanno manifestato scarsa fiducia negli algoritmi di questa particolare tecnologia. Infatti, il 60% degli intervistati che abita in Belgio, Italia, Portogallo e Spagna teme che l’intelligenza artificiale comporterà un eccessivo ed inadeguato abuso dei dati sensibili. Gli stessi, a cui si unisce il 52% dei partecipanti di Germania, Danimarca, Polonia e Svezia credono che le aziende useranno l’Intelligenza Artificiale per alterare le decisioni degli utenti. Ancora in Spagna, poi, l’83% degli intervistati afferma che gli utenti dovrebbero essere consapevoli di interagire con un sistema tecnologico afferente all’Intelligenza Artificiale, mentre il 78% dei portoghesi e l’80% degli spagnoli è concorde nell’affermare che ogni persona dovrebbe poter esprimere il suo diniego all’uso del processo decisionale automatizzato.
Nonostante il parere positivo espresso sull’uso virtuoso dell’Intelligenza Artificiale in molti comparti della vita quotidiana, il 56% degli intervistati di otto paesi europei, con la sola eccezione del Belgio che ha fatto registrare il 70% dei pareri, nutre una scarsa fiducia nelle autorità, che devono controllare l’adeguato uso dei sistemi di Intelligenza Artificiale. Infatti, il 60% degli intervistati in Spagna, Portogallo, Italia e Belgio teme che ci sia poca chiarezza sulla figura responsabile e che dovrebbe rispondere qualora i sistemi automatizzati portino danno all’utente o non garantiscano sicurezza, mentre il 51% degli intervistati residenti nelle stesse 4 nazioni si ritiene convinto che l’Intelligenza Artificiale potrebbe favorire discriminazioni di diverso genere.
Dalla BEUC, tenendo conto dei risultati ottenuti con lo svolgimento del sondaggio, hanno affermato che “sebbene le applicazioni di intelligenza artificiale siano già soggette alla legislazione europea, ad esempio sulla protezione dei dati, la privacy, la non discriminazione, la protezione dei consumatori, la sicurezza dei prodotti e la responsabilità, le norme esistenti non sono adatte sono necessarie misure”. Pertanto, confermano i vertici del BEUC, “la legislazione esistente dovrebbe essere aggiornata e una nuova legislazione dovrebbe essere introdotta per rafforzare i diritti dei consumatori nell’IA per garantire che siano adeguatamente protetti”. Pochi giorni dopo la pubblicazione dei risultati del sondaggio, il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, nel corso di un meeting a Bruxelles, si è pronunciata sull’argomento. Infatti, seppur consapevole che “l’Intelligenza Artificiale ci aprirà nuovi mondi” diventa necessario pensare “regole chiare” per disciplinare al meglio il comparto. La Von Der Leyen, proprio all’inizio del suo mandato in Commissione, aveva annunciato di voler fare della tecnologia un elemento essenziale della sua governance e di voler studiare una legislazione adeguata sull’Intelligenza Artificiale entro i primi 100 giorni dall’insediamento. Proposito che, però, sarà rimandato al prossimo anno 2021. Lo scorso febbraio, la Commissione Europea aveva iniziato a progettare iniziative in tema di innovazione digitale, ma le proposte non avevano trovato giusta concretizzazione, perché il diffondersi della pandemia aveva costretto a rivedere la scala delle priorità anche in seno all’UE. Tuttavia, la Von der Leyen ha annunciato che 150 dei 750 miliardi di euro del fondo di recupero dell’UE saranno usati per finanziare progetti digitali, con l’Intelligenza Artificiale a rappresentare una delle aree di interesse privilegiate e che godrà della massima attenzione.
Sul tema dell’Intelligenza Artificiale e sulla necessità di un’adeguata alfabetizzazione nel settore da parte della popolazione si è espressa anche Paola Pisano, ministro italiano per l’Innovazione Tecnologica e Digitalizzazione che, a margine della premiazione del “Leonardo Drone Contest”, ha affermato: “Il settore dell’intelligenza artificiale mostra tendenze monopolistiche, poiché il controllo delle infrastrutture per la raccolta di dati e la sperimentazione è esercitato quasi esclusivamente dai privati” e, invece, “deve diventare parte integrante del bagaglio educativo di ogni individuo”. Proprio lungo questo binario sta operando il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, “impegnato su un progetto che ha la finalità’ di rendere l’Intelligenza Artificiale comprensibile e utilizzabile anche dai non addetti ai lavori”, ha spiegato ancora la Pisano che ha evidenziato il bisogno, nel favorire l’avvicinamento dei cittadini alla digitalizzazione “della fiducia nelle nuove tecnologie che, in questo caso, è strettamente legata alla privacy e all’uso dei dati”, consapevole che il bisogno oltre che l’uso dell’intelligenza artificiale debbano rispondere ai giusti criteri di etica e responsabilità.
Ivana Notarangelo
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