Dyson presenta oggi i risultati del suo progetto globale Air Quality Connected Data, che ha analizzato le informazioni relative alla qualità dell’aria indoor raccolte da oltre 2,5 milioni di purificatori d’aria Dyson tra il 2022 e il 2023, per delineare un quadro dettagliato della qualità dell’aria nelle abitazioni in tutto il mondo. Il progetto differenzia gli inquinanti tra gas e particolato, identificando dei trend su base giornaliera, mensile, stagionale e annuale. I dati provengono dai purificatori Dyson connessi all’app MyDyson; il volume di dati supera il mezzo trilione di punti, e offre quindi una visione precisa della qualità dell’aria indoor in città e Paesi di tutto il mondo, contribuendo significativamente a migliorare la comprensione e la consapevolezza dell’inquinamento negli ambienti interni. Cosa sono PM2,5 e COV? Il progetto, basato su un’ampia raccolta di dati, si focalizza su due categorie di inquinanti: PM2,5 e Composti Organici Volatili (COV). Il termine PM2,5 si riferisce a particelle con un diametro di soli 2,5 micron, pari a 1/25 del diametro di un comune capello umano. Tali particelle, invisibili a occhio nudo, possono essere inalate e sono oggetto di crescente attenzione nella ricerca scientifica e sanitaria. Tra le fonti di PM2,5 rientrano combustione – stufe a legna, cucine e riscaldamento a gas – peli degli animali domestici, cenere e polvere. I COV sono inquinanti gassosi, tra cui benzene e formaldeide, che possono essere emessi da attività come la pulizia o la cottura a gas, oltre che da prodotti come deodoranti, spray per il corpo, candele, mobili e arredi.“I nostri dati connessi sulla qualità dell’aria ci forniscono una visione del vero problema dell’inquinamento dell’aria indoor nelle case di tutto il mondo. Questo ci consente di comprendere in maniera diretta le sfide che i purificatori Dyson affrontano in ambienti reali, fornendoci la conoscenza necessaria per progettare macchine sempre migliori per affrontarle. Tuttavia, i dati che raccogliamo non sono soltanto uno strumento ingegneristico: su base individuale, questi dati vengono condivisi in tempo reale attraverso l’app MyDyson e tramite report mensili, per aiutare chi possiede i nostri prodotti a comprendere meglio il tema della qualità dell’aria,” – Matt Jennings, Engineering Director Environmental Care Dyson “Spesso consideriamo l’inquinamento dell’aria un problema che riguarda gli ambienti esterni o le strade. Sebbene la ricerca sull’inquinamento dell’aria indoor stia crescendo, continua a essere poco sviluppata. Quanto rilevato da Dyson ci offre un prezioso punto di vista sui reali livelli di inquinamento nelle case di tutto il mondo, contribuendo a comprenderne i pattern quotidiani, mensili e stagionali. I dati Dyson si rivelano uno strumento educativo incredibilmente potente, con infinite possibilità di utilizzarli per produrre un impatto positivo: comprendere l’inquinamento che ci circonda rappresenta il primo passo per ridurre la nostra esposizione ad esso,” – Professor Hugh Montgomery, Chair of Intensive Care Medicine presso l’University College di Londra e Presidente dello Scientific Advisory Board Dyson. La qualità dell’aria indoor è peggiore di quella outdoor in quasi tutte le case: Milano in prima posizione tra le città analizzate a livello globale Tutti i Paesi esaminati (ad esclusione di soli quattro) hanno registrato livelli di PM2,5 indoor superiori a quelli outdoor per sei mesi o più2, inclusa l’Italia – dove i valori medi mensili interni di PM2,5 hanno superato quelli esterni per sette mesi nel 2022 -, la Cina, l’Australia, la Francia, l’Austria, il Canada e la Spagna – le cui abitazioni hanno sperimentato una qualità dell’aria peggiore rispetto a quella outdoor per ogni singolo mese dell’anno. Solo nelle case di India, Norvegia, Polonia e Finlandia i livelli di PM2,5 sono stati generalmente inferiori rispetto a quelli esterni, superandoli per meno di sei mesi nel corso del 2022.Febbraio è stato il mese in cui il maggior numero di Paesi ha sperimentato la differenza più evidente tra i livelli di PM2,5 outdoor e indoor (7 Paesi), seguito da settembre (6 Paesi) e novembre (5 Paesi). L’Italia invece non rispecchia perfettamente il trend, con il picco che si è verificato ad aprile 2022 (con livelli di PM2,5 indoor superiori del 47% rispetto a quelli outdoor), seguito da gennaio, febbraio, marzo e settembre.Dal punto di vista delle singole città, il confronto tra l’inquinamento da PM2,5 outdoor e indoor è stato particolarmente negativo a Milano, che ha registrato il peggiore risultato globale: i livelli medi annui di PM2,5 indoor nel 2022 sono stati di 2,63 volte superiori rispetto a quelli outdoor – una discrepanza maggiore rispetto a qualsiasi altra città studiata – con picchi nei mesi di dicembre (3,46) e gennaio (3,48), fino al record di 4,17 volte oltre i valori outdoor a marzo. Dopo Milano, altri record negativi sono stati quelli di Shenzhen (con livelli annui di PM2,5 indoor superiori del 97% rispetto all’outdoor), Amsterdam (76%), Seoul (53%), Madrid (50%), Melbourne (40%), Vienna (37%), Singapore (36%) e New York (35%). 21 città (su 35 esaminate) hanno registrato livelli medi annui di PM2,5 negli ambienti chiusi superiori rispetto a quelli all’aperto. Analizzando i dati mensili, sono otto le città che hanno registrato livelli di PM2,5 indoor superiori rispetto all’outdoor per ogni singolo mese dell’anno: Shenzhen, New York, Melbourne, Milano, Roma, Seoul, Vienna e Amsterdam. |
Valori medi annui di PM2,5: tutti i Paesi oggetto dello studio superano le linee guida dell’OMS, e l’Italia è tra i 10 con i valori più alti Se si prendono in considerazione i dati provenienti dai purificatori connessi Dyson a livello globale e relativi a tutto il 2022, stilando una classifica dei Paesi in base al loro livello medio di PM2,5, i risultati sono sorprendenti. Mentre India e Cina occupano i primi due posti, probabilmente a causa della relazione tra la qualità dell’aria interna ed esterna, la Romania si è classificata al sesto posto, l’Italia all’ottavo, la Polonia al nono e l’Austria al decimo. Il Regno Unito (22°) ha superato gli Stati Uniti (26°), il Canada (27°) e l’Australia (28°), ma la Germania e la Francia si sono classificate ancora più in alto, rispettivamente al 17° e al 19° posto. I valori medi annui indoor hanno superato le linee guida annuali dell’OMS per il PM2,5 (5 µg/m3)3 in tutti i Paesi coinvolti nello studio: in India il valore è stato di 11 volte superiore a quello raccomandato, in Cina di 6 volte, in Turchia e negli Emirati Arabi Uniti di 4 volte e in Corea del Sud, Romania, Messico e Italia di 3 volte.L’Italia è tra i primi 10 Paesi (8° posto) per livello medio annuo di PM2,5, insieme a India, Cina, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Romania, Messico, Polonia e Austria; tutti mercati che nella classifica superano Paesi più “tipicamente” inquinati come Thailandia, Malesia, Filippine, Germania. Nell’area EMEA, è la Turchia a registrare i livelli più alti (3° posto), seguita da Romania (6°) e appunto Italia (8°).Mettendo a confronto le singole città, le cinque con i valori medi annui di PM2,5 più alti si trovano tutte in Asia: Delhi, Pechino, Shanghai, Shenzhen e Busan, seguite poi da Istanbul, Dubai, Seoul, Città del Messico e Vienna. Analogamente ai dati nazionali, tutte le città studiate hanno superato le linee guida dell’OMS per l’esposizione a lungo termine o annuale al PM2,5 (5 µg/m3), ma fortunatamente né Milano né Roma sono tra le 10 peggiori – anche se entrambe hanno superato di oltre 3 volte i valori suggeriti dall’OMS. Valori medi annui di COV: l’Europa si posiziona ai vertici della classifica, e in Italia Roma supera MilanoA differenza di quanto rilevato per il PM2,5, secondo i purificatori connessi Dyson sono i Paesi europei a registrare i livelli annui di COV più alti. I 10 mercati con valori più elevati sono infatti Austria, Romania, Germania, Svizzera, Polonia, Turchia, India, Italia, Cina e Irlanda. Roma si colloca anche tra le 10 città più inquinate dai COV al mondo, insieme a Monaco, Pechino, Colonia, Berlino, Vienna, Delhi, Istanbul, Shanghai e Città del Messico. Vale la pena sottolineare che Dublino, Parigi e Milano (quest’ultima, in questo caso, con livelli inferiori alla media nazionale) hanno comunque superato in classifica megacittà come Tokyo e Seoul, oltre a tutte le città degli Stati Uniti e persino Londra.In effetti, molti dei Paesi che hanno ottenuto i risultati peggiori per i livelli medi annui di PM2,5 non rientrano tra i primi in classifica per i COV: Thailandia, Emirati Arabi Uniti, Malesia e Corea del Sud non hanno raggiunto nemmeno la prima metà della lista. Solo Pechino è risultata tra le prime cinque città per i valori medi annui sia di PM2,5 che di COV, mentre Delhi, Istanbul, Shanghai e Città del Messico sono tra le prime dieci per i livelli medi di entrambi gli inquinanti. La qualità dell’aria è peggiore la sera rispetto a qualsiasi altro momento della giornata Per esposizione si intende la misura della concentrazione di inquinamento atmosferico nel tempo, e nella comunità di ricerca sulla qualità dell’aria rappresenta un elemento fondamentale da tenere in considerazione: un picco di inquinamento atmosferico (un livello molto alto per un breve periodo di tempo) non è necessariamente peggiore di un’esposizione prolungata a una qualità dell’aria “scarsa” o addirittura “discreta”.Nella maggior parte dei Paesi presi in esame da Dyson, i livelli di PM2,5 negli ambienti interni erano più elevati durante le ore serali e notturne, in coincidenza con il tempo che la maggior parte delle persone trascorre in casa, anziché al lavoro, a scuola o altrove. I dati suggeriscono quindi che questo lasso di tempo più lungo e con maggiore inquinamento potrebbe essere responsabile di una maggiore esposizione al PM2,5 nelle abitazioni. Le ore di picco a livello globale sono state tra le 18:00 e le 24:00 nella maggior parte delle aree geografiche, mentre in Italia le ore più inquinate sono quelle tra le 20:00 e le 24:00, in cui vengono superate le linee guida giornaliere dell’OMS sul PM2,5 (15 µg/m3) con un minimo di 15,43 e un massimo di 17,32 µg/m3. Tuttavia, guardando al lato positivo, l’Italia è tra le aree geografiche che hanno superato i livelli raccomandati per meno del 50% della giornata, insieme a Berlino, Austria, Israele, Polonia, Spagna (tutte le città, inclusa la media nazionale) e Romania.Tra i Paesi che hanno trascorso più del 50% della giornata al di sopra delle linee guida di esposizione giornaliera suggerite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il PM2,5 (15 µg/m3) risultano invece Cina, India, Corea del Sud, Messico, Emirati Arabi e Turchia. Anche le abitazioni di Shanghai, Pechino, Shenzhen, Delhi, Mumbai, Vienna, Città del Messico, Dubai e Istanbul hanno superato le linee guida dell’OMS per oltre il 50% di un periodo tipico di 24 ore nel 2022. |
L’inverno è la stagione più inquinata Analogamente a quanto accade per le diverse ore della giornata, anche le stagioni corrispondono a periodi in cui trascorriamo più o meno tempo al chiuso – durante l’anno, fino al 90% del nostro tempo totale viene trascorso indoor, che sia a casa, al lavoro, o per svolgere attività di svago. I dati provenienti dai purificatori connessi Dyson hanno evidenziato che nel 2022 il periodo invernale è stato la stagione più inquinata a livello globale. Una delle ragioni dietro i livelli più elevati di PM2,5 all’interno quando il clima è più freddo è il fatto che si tendano a “sigillare” maggiormente le abitazioni, tenendo le finestre chiuse e possibilmente utilizzando fonti di riscaldamento a combustione, come il riscaldamento a gas, stufe a legna o anche l’accensione di candele.Su scala globale, gennaio è risultato come il mese più inquinato, seguito da marzo, dicembre e febbraio. Allo stesso tempo, le città dell’area EMEA hanno tendenzialmente registrato livelli di inquinamento più elevati durante le stagioni “umide” (corrispondenti all’inverno), mentre agosto è emerso come il mese meno inquinato a livello globale.Anche in Italia, gennaio è emerso come il mese più inquinato sia a Milano che a Roma, così come per la media nazionale, e i livelli mensili di PM2,5 e COV indoor sono diminuiti nel mese di agosto. |
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