Come comunicato dal Miur mediante l’OM n.205/2019, la sessione di esame per gli studenti che dovranno conseguire la maturità 2019 avrà inizio il 19 giugno con la prima prova scritta. Tante le novità previste per gli studenti che affronteranno l’esame.
LA PRIMA PROVA – Per la prima prova scritta, a differenza degli anni passati le tipologie saranno tre anziché due: l’analisi del testo (tipologia A), l’analisi e produzione di un testo argomentativo (tipologia B) e la riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità (tipologia C). Ogni tipologia sarà composta da due testi e il candidato avrà la possibilità di scegliere tra sei tracce, cimentandosi nella redazione di un elaborato di cui verranno giudicati la padronanza della lingua italiana, le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche.
LA SECONDA PROVA – La seconda prova scritta seguirà la prima, il 20 giugno, e “ha per oggetto una o più discipline caratterizzanti il corso di studio ed è intesa ad accertare le conoscenze, le abilità e le competenze attese dal profilo educativo culturale e professionale dello studente dello specifico indirizzo”. Questa contaminatio sottoporrà il maturando non ad una, bensì a due materie specifiche dell’indirizzo scolastico da lui intrapreso; e così, come uno studente del Liceo Scientifico dovrà affrontare un compito misto di matematica e fisica, al suo pari uno studente del Liceo Classico dovrà padroneggiare la notoria versione su due fronti: latino e greco.
L’ULTIMA PROVA – La terza prova è stata abolita, forse per semplificare e agevolare lo studente che altrimenti avrebbe dovuto affrontare il famoso “quizzone”, il cui sottile margine d’errore caratterizza l’ultima prova scritta, giudicata un vero e proprio terno al lotto. In ultima analisi il colloquio, ultima prova, seguirà subito il giorno della terza prova suppletiva, dunque dal 10 luglio in poi. La vecchia “tesina” è stata abbandonata e ora “la commissione propone al candidato, secondo le modalità specificate di seguito, di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, nonché la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale, utilizzando anche la lingua straniera”. La Commissione d’Esame predisporrà per ogni classe un numero di buste pari al numero dei componenti della classe, con l’aggiunta di due buste completive, in modo tale da garantire anche all’ultimo candidato di potere scegliere, mantenendo pari equità e trasparenza. Le buste conterranno il materiale citato prima e tre di queste verranno sottoposte ad ogni candidato che sceglierà solo una delle buste della terna e dovrà saper gestire il tema proposto collegandolo alle discipline studiate nel corso dell’anno scolastico. Durante il colloquio, inoltre, il candidato dovrà esporre una relazione orale sulla propria esperienza per quanto concerne l’attività scuola-lavoro. Parte del colloquio verterà anche sull’ambito di “Cittadinanza e Costituzione”, un percorso intrapreso durante i cinque anni del percorso formativo.
LA VALUTAZIONE FINALE – Diversamente da quanto annunciato prima della nuova riforma, il monte ore di alternanza scuola-lavoro non costituisce più un requisito per l’ammissione. Lo svolgimento delle “Prove Invalsi” di italiano, matematica e inglese, che si sono concluse lo scorso 30 marzo, invece, sarà requisito necessario d’esame anche se le prove non dovessero essere state superate in maniera sufficiente. Un’altra novità riguarderà i crediti formativi: verrà data maggiore considerazione al curriculum dell’alunno, che si traduce ad un maggior peso del triennio nel complesso che passa dal garantire un massimo di 25 crediti a un massimo di 40, su 100. Una rivisitazione importante è stata apportata anche alle griglie di valutazione delle prove scritte, che da ultimo diventano nazionali. In questo modo ci si avvia verso una valutazione unificata dell’intero esame e si abolisce l’indipendenza agli Istituiti, dal momento che vi era una forte disparità nei voti tra i diversi indirizzi e le diverse aree geografiche.
Per agevolare ulteriormente la strada ai maturandi, il Ministero dell’Istruzione ha stabilito che, in via del tutto eccezionale, un’insufficienza del candidato potrà essere contemplata e “colmata”, qualora giustamente motivata dal consiglio di classe e di cui verrà tenuto conto nella tabella dei crediti. In conclusione, le buone intenzioni del Ministero si contrappongono evidentemente al pensiero della ormai lontana Riforma Gentile, allo scopo di ridurre al minimo gli eventuali esiti negativi della Maturità, sminuendo così la selezione e la solennità di un esame che, per sua definizione, porta lo studente alla piena Maturità, che verrà raggiunta ora senza eccessivi ostacoli.