Il 12 febbraio 1931, Papa Pio XI parlava per la prima volta in radio, lanciando il suo messaggio dalla stazione di Radio Vaticana a tutti i fedeli in ascolto. Si trattò di un evento importante, una sorta di spartiacque per il mondo cattolico: il Papa si faceva vicino al popolo, parlando al cuore della gente, uscendo dalle segrete stanze del Vaticano, per giungere nelle case e vivere in pienezza l’universalità della Chiesa. Ancora con un messaggio da Radio Vaticana, Papa Giovanni XXIII alle 12.00 del 25 ottobre 1962, “rivolgendosi a tutti gli uomini di buona volontà”, scongiurò il pericolo di una III Guerra Mondiale e sciolse la tensione tra USA e URSS per la questione delle basi missilistiche a Cuba. La Chiesa, dunque, ha scelto di parlare al popolo affidandosi ai mezzi di comunicazione, evolvendo e progredendo nel linguaggio e negli strumenti di pari passo all’evoluzione e al progresso dei media. Così, sono nate anche emittenti televisive dedicate, che hanno una finestra sempre aperta sul Vaticano e sul Pontefice. Ma la Chiesa del nuovo millennio ed il Papa non potevano rimanere confinati sui media tradizionali, soprattutto in una società iperconnessa. Così, il 12 dicembre 2012, l’allora Papa, Benedetto XVI “atterrò” su Twitter e, per la prima volta dall’account ufficiale del Vaticano @Pontifex, con un breve cinguettio (“Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via twitter”) aprì all’evangelizzazione sulla piattaforma di un social network.
Dunque, il Vaticano si è affacciato nel mondo social, scoprendone la forza e la pervasività, realizzando la consapevolezza che, in questo modo, la Chiesa avrebbe potuto raggiungere una platea sempre più vasta e allargata. Una platea mondiale. E i social hanno accompagnato un altro momento importante e decisivo per il Vaticano e la Chiesa Universale di Roma: la rinuncia di Papa Ratzinger al ministero petrino. Sempre con un tweet e in occasione del suo ultimo Angelus, da @Pontifex arrivarono le parole del passo di addio di Benedetto XVI: “In questo momento particolare, vi chiedo di pregare per me e per la Chiesa, confidando come sempre nella Provvidenza di Dio“.
L’elezione di Bergoglio non ha arrestato l’evangelizzazione 2.0 del Vaticano. Infatti, l’account Twitter @Pontifex rimase “in silenzio” nel corso della sede vacante, ma il 17 marzo 2013 il neo eletto Papa Francesco inaugurò il suo pontificato affidando il suo primo messaggio all’account @Pontifex: “Cari amici vi ringrazio di cuore e vi chiedo di continuare a pregare per me. Papa Francesco”. Infatti, proprio Bergoglio ha sottolineato, più volte, come anche i social media, possono essere “i luoghi dove scorgere la bellezza della fede”. Ed è stato attraverso i social che ha diffuso la sua missione di tenerezza e amore, cifre caratteristiche della sua vocazione quale Vescovo di Roma e Pastore dell’umanità. I follower di @Pontifex sono cresciuti sempre di più, toccando la cifra attuale di oltre 18 milioni di “seguaci” sull’account internazionale, e 4,9 milioni su quello italiano (@Pontifex_it).
Qualche tempo fa, infatti, in una nota diffusa dalla Segreteria per la Comunicazione, la Santa Sede ha spiegato come “ogni giorno, attraverso i suoi tweet, il Pontefice si fa prossimo all’uomo anche nei Social Media, a volte offrendo un pensiero spirituale, ricordando la figura del Santo del giorno, altre volte ancora condividendo con i suoi follower una riflessione su eventi di grande significato per la comunità internazionale”. E con la possibilità del “retwittaggio”, i cinguettii del Papa conoscono una risonanza ancora più rilevante e una diffusione senza precedenti.
Ma Papa Francesco non si è fermato Twitter e, a ridosso dell’indizione del Giubileo della Misericordia, è sbarcato anche su Instagram, con l’account ufficiale @Franciscus, che conta oggi 7,1 milioni di seguaci. Twitter, Instagram, ma anche Facebook e Telegram.
Infatti, fu proprio su Telegram che Papa Francesco inviò il messaggio ai giovani all’inizio della Quaresima e grazie ai social la preghiera-invettiva da lui scritta e letta al termine della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo in appena 24 ore fece letteralmente il giro del mondo, superando anche la pubblicazione sugli organi ufficiali del Vaticano. E il Papa cura personalmente i suoi profili social, controllando in modo dettagliato i contenuti da diffondere. Il motivo è spiegato dalla Segreteria per la Comunicazione, che afferma come “questa cura dice la cura delle relazioni. Quindi, il Papa che si definisce ‘un nonno’, che si dice molto distante dalle nuove tecnologie, intuisce però che c’è un mondo , quello social, che è fatto di persone!”. Partendo dal principio che la Chiesa è nata quando lo Spirito Santo ha trasformato il cuore timoroso degli Apostoli, permettendo loro di aprire le porte del Cenacolo e di iniziare un nuovo cammino, il Vaticano si è reso conto che, tra i nuovi percorsi della vita, ci sono anche questi percorsi social.
La Segreteria per la Comunicazione del Vaticano ha affermato che anche per questo motivo “il Papa è molto attento a questa realtà, perché qualunque relazione ha necessità di una cura, cioè di cor urat, cioè di scaldare il cuore anche attraverso poche lettere”. E tutto il percorso di evoluzione che ha portato il Vaticano all’attuale sistema comunicativo social è racchiuso all’interno di “Churchbook. #Quando la fede si fa social”, un docufilm nato dalla collaborazione tra Vatican Media – Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e Officina della Comunicazione, diretto dalla regista Alice Tomassini e presentato alla 14/a Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre. Un racconto preciso e diretto, che ha raccontato il rapporto tra il Vaticano e i social media, dal primo tweet di Benedetto XVI nel 2012, passando per lo sbarco su Instagram di Francesco nel 2016, alla Riforma dei media vaticani avviata nel 2015 e in via di evoluzione. Evoluzione che oggi ha visto un nuovo passo del Vaticano nel mondo della comunicazione interattiva, grazie alla nascita di Vativision, la prima piattaforma streaming, dedicata a serie TV, film e documentari per i cattolici di tutto il mondo.
Ivana Notarangelo