Opinioni “false”, recensioni comprate, giudizi gonfiati: il Parlamento europeo è intervenuto sulla questione, nei giorni scorsi, aggiornando i diritti dei consumatori, con una nuova legge. Le disposizioni garantiscono maggiore trasparenza sulle classificazioni e recensioni online e chiariscono come gestire la “doppia qualità” dei prodotti. “Questo pacchetto rinforza i diritti dei consumatori nell’era di internet, portando nuove protezioni e dando ai consumatori la possibilità di ricevere informazioni ogni volta che acquistano. – ha spiegato Daniel Dalton (ECR, UK), negoziatore capo del Parlamento – I consumatori non possono più essere indotti in errore dai prodotti fabbricati secondo standard diversi, ma commercializzati come gli stessi in Stati membri diversi. L’accordo che abbiamo trovato è un inizio. Si affronta la questione dei prodotti a doppia qualità per la prima volta, e nei prossimi anni la Commissione dovrà esaminare seriamente i progressi compiuti. Si tratta di passi concreti“. La nuova disposizione modifica quattro direttive già esistenti in materia di protezione diritti dei consumatori: pratiche commerciali sleali, diritti dei consumatori, clausole contrattuali abusive e indicazione dei prezzi.
La legge, che fa parte del “Nuovo accordo per i consumatori”, prevede, nello specifico, maggiori informazioni per tutti gli utenti in merito a recensioni, graduatorie online e prezzi personalizzati. I clienti dovranno, infatti, aver sempre ben chiaro se un giudizio derivi, ad esempio, da post o servizi sponsorizzati. Gli store online e tutti i siti che offrono servizi comparativi, ad esempio, dovranno rendere noti i parametri che portano a una determinata classifica di prodotti e a un certo elenco come risultato di una ricerca. E non solo. Tutti i consumatori dovranno essere chiaramente informati sul venditore, se sia un commerciante o lo stesso marketplace, e dovrà essere reso noto se sono stati applicati prezzi personalizzati.
In merito, poi, alla tanto discussa “doppia qualità dei prodotti“, la direttiva prova a fare chiarezza, stabilendo dei paletti fondamentali: in merito ai prodotti commercializzati con lo stesso marchio in diversi Paesi dell’Unione Europea spetta agli Stati membri garantire trasparenza ed evitare la “commercializzazione ingannevole”. Se, ad esempio, vengono commercializzati prodotti identici negli Stati membri, con composizione o caratteristiche molto diverse e senza una giustificazione, la pratica può essere considerata ingannevole, dunque “proibita”. Su questo punto la Commissione Europea valuterà la situazione entro due anni, “per verificare se la doppia qualità dei prodotti debba essere aggiunta alla lista nera delle pratiche commerciali sleali”.
Tutte le infrazioni che andranno a danneggiare, in qualche modo, i consumatori, saranno punite con l’ammenda massima disponibile negli Stati membri, pari ad almeno il 4% del fatturato annuo del commerciante e, non fossero disponibile informazioni sul fatturato, la sanzione avrà importo forfettario di 2 milioni di euro.
Un primo passo, dunque, è stato fatto: la direttiva è stata approvata con 474 voti favorevoli, 163 contrari e 14 astensioni, e dovrà, adesso, passare all’approvazione formale del Consiglio dei ministri UE. Gli Stati membri, poi, avranno 24 mesi per recepirla nel diritto nazionale.