La fase dello “smart working d’emergenza” nel comparto pubblico, ormai in vigore dal marzo 2020 in seguito all’allarme sanitario da COVID – 19, è ormai agli sgoccioli. E, se da un lato il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta spinge per il completo rientro in presenza di tutti i dipendenti con l’estensione del Green Pass, dall’altro, il Governo, attraverso la mediazione dell’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran), è a lavoro per la definizione delle nuove regole che dovrebbero regolamentare il prossimo contratto degli statali.
La nuova riforma sul “lavoro – agile” coinvolgerà al massimo il 15% dei dipendenti pubblici, prevederà tre diversi turni orari, assenza di straordinari, un unico indennizzo per i buoni pasto e per la connessione. Inoltre, precisano da Montecitorio, lo smart working cambierà totalmente il suo status: non più e soltanto “telelavoro” com’è accaduto nelle fasi più critiche della pandemia, ma un’attività professionale “mista”, che dovrà realizzarsi in parte in presenza e in parte da remoto. Gli ambienti esterni in cui il dipendente lavorerà in modalità smart working dovranno ottenere il placet dell’amministrazione di competenza, a patto che non si tratti di una sede estera. Il lavoro agile sarà possibile unicamente se il dipendente sarà in grado di assicurare una connessione Internet stabile ed efficiente. Infatti, qualora questa eventualità non si realizzi, lo stesso sarà richiamato a lavorare in sede.
La riforma, poi, prevederà anche nuove forme di controllo per chi espleta la sua attività da remoto, seppur prestando la giusta attenzione alle necessità personali dei dipendenti. Questi, infatti, hanno diritto al bilanciamento tra la flessibilità della prestazione professionale e il rispetto delle necessità personali. Il primo passo ha come obiettivo il miglioramento del servizio pubblico, oltre che prevedere una corsia preferenziale per genitori con bambini di età inferiore ai tre anni, con gravi patologie o disabilità e per i caregiver. La riforma del nuovo lavoro agile interesserà anche l’aspetto economico. Dalla mediazione tra il Governo e l’Aran emerge che i buoni pasto ed il rimborso connessione saranno riuniti sotto un’unica voce, riconosciuti attraverso la corresponsione di una quota forfettaria da assicurare ai dipendenti che lavoreranno da remoto. Inoltre, i lavoratori godranno del “diritto alla disconnessione”, essendo così previste tre fasce orarie precise in cui gli stessi dovranno assicurare un diverso livello di disponibilità. Nel primo turno, definito dell’”operatività”, il dipendente si troverà pronto a ricevere istruzioni ed indicazioni sull’attività da svolgere, assicurando l’immediata esecutività delle direttive; il secondo turno, definito della “contattabilità”, rappresenta il momento della giornata in cui il dipendente potrà essere raggiunto via telefono o email, ma non sarà richiesta la sua immediata risposta in termini di operatività; nel terzo turno, invece, quello dell’”inoperabilità”, il lavoratore è libero e non dovrà svolgere alcuna prestazione professionale. Nella fascia lavorativa della contattabilità, è possibile avanzare richieste di permessi orari, seppur la nuova disciplina dello smart working prevede che straordinari e trasferte non sono compatibili con il lavoro da remoto.
Ivana Notarangelo
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