La guerra di dazi fra Stati Uniti e Cina sta destando forti preoccupazioni fra le case produttrici in ambito tecnologico: la lista di beni importati dalla Cina su cui il Presidente statunitense Donald Trump intende imporre tariffe è lunga ed include anche le console di videogiochi. Per questo motivo, tre colossi del settore, generalmente rivali, hanno deciso di agire insieme per correre ai ripari.
Si tratta di Sony, Microsoft e Nintendo, che in una lettera congiunta indirizzata al Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti d’America hanno formalmente richiesto una revisione della proposta di tariffe contro la Cina, in virtù dell’incremento dei costi sulle console da loro prodotte che i dazi comporterebbero. Essendo per la stragrande maggioranza prodotte in Cina, Playstation 4, Xbox One e Nintendo Switch potrebbero costare il 25% in più, con un aumento di spesa per i consumatori statunitensi pari a 840 milioni di dollari.
Pur affermando di apprezzare gli sforzi dell’amministrazione Trump a tutela della proprietà intellettuale e della leadership statunitense nel settore high-tech, le tre aziende non hanno potuto fare a meno di segnalare la ricaduta economica dei dazi, che metterebbe a repentaglio il raggiungimento di quegli stessi obiettivi.
In particolare, nelle sette pagine di lettera, viene spiegato come uno spostamento della filiera produttiva negli Stati Uniti o in uno stato terzo implicherebbe costi elevatissimi per dei prodotti che vengono già realizzati con bassi margini di guadagno (le aziende traggono, infatti, maggiore profitto dal giro d’affari legato ai videogiochi). Lo sviluppo della produzione in Cina, sottolineano le tre compagnie, è stato frutto di molti anni di investimenti e anche un microscopico cambiamento andrebbe valutato con cautela.
L’imposta, inoltre, potrebbe avere un impatto negativo su circa 220.000 posti di lavoro nel settore, sia in piccole che grandi aziende. Nel 2018 l’industria dei videogiochi negli USA è cresciuta del 20%, con 43,4 miliardi di dollari di fatturato ed i dazi ipotizzati da Trump andrebbero a minare significativamente il trend positivo.
Con la loro lettera, dunque, Sony, Microsoft e Nintendo uniscono le forze per richiedere l’esclusione delle console fra i prodotti interessati dalle tariffe. Nel mentre, altre potenziali vittime stanno correndo ai ripari, con Apple che sta valutando di spostare parte della sua produzione al di fuori della Cina.
Marta Pietrosanti
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