Sport in streaming e in diretta, la raccomandazione Ue contro la pirateria

Sport in streaming e in diretta, la raccomandazione Ue contro la pirateria

Le “sfide presenti e future che gli organizzatori di eventi sportivi dovranno affrontare nell’ambiente digitale” sono al centro della Relazione recante alcune raccomandazioni indirizzate alla Commissione Europea, pubblicata lo scorso 23 aprile dalla Commissione Giuridica (JURI) del Parlamento Europeo. La relazione “recante raccomandazioni alla Commissione sulle sfide per gli organizzatori di eventi sportivi nell’ambiente digitale”, sarà, adesso, votata nel corso dell’Assemblea plenaria in seno al Parlamento Europeo. Il tema al centro del dibattito è legato al complesso di regole e strumenti innovativi, finalizzati al contrasto immediato della diffusione illecita di immagini e contenuti sportivi in diretta.

La Commissione Giuridica incoraggia la Commissione Europea a stringere sui tempi di intervento, specificando come essi debbano rispettare un limite massimo di 30 minuti, a partire dalla notifica effettuata “dai titolari dei diritti o da parte di un segnalatore attendibile certificato”. La relazione, poi, si sofferma sugli altri punti a cui il lavoro della Commissione Europea dovrebbe tendere, evidenziando soprattutto quanto sia importante realizzare una norma comunitaria condivisa. Quest’ultima dovrà certificare la qualità e l’affidabilità tecnica degli strumenti software usati per reperire le trasmissioni illecite di contenuti sportivi, al fine di poter riconoscere quelli che la relazione stessa definisce “segnalatori attendibili”.

Inoltre, la Commissione Giuridica invita la Commissione Europea a mettere in atto interventi che provvedano alla rimozione dei contenuti illeciti o ad un blocco della fruizione, ma senza penalizzare l’intera piattaforma su cui questi erano presenti. La relazione esorta ancora l’istituzione di Bruxelles a creare un canale dedicato ai “segnalatori attendibili”; a realizzare il meccanismo dell’”ingiunzione dinamica”, uno strumento in grado di bloccare la pirateria dei contenuti digitali; a procedere con il “watermarking dei contenuti”, un metodo di sovrapposizione di un’immagine o di un suono all’interno dei media, per verificarne l’origine e contrastarne la diffusione illecita; ad incoraggiare un processo di armonizzazione e di sistematizzazione della disciplina legislativa nel settore a livello europeo.

L’interesse da parte della Commissione Giuridica al tema oggetto del documento si lega alle prospettive digitali che si stanno disegnando nell’ambito dell’Unione Europea. Prospettive innovative e funzionali soprattutto in vista della ripartenza di un comparto, come quello dell’audiovisivo, di fondamentale importanza per il contesto comunitario. Infatti, proprio il digitale è terreno utile dove trovano concreta applicazione molte norme già emanate dall’istituzione con sede a Bruxelles, con particolare riferimento alla nuova direttiva che disciplina il diritto d’autore. Tuttavia, se il veloce sviluppo del digitale e delle tecnologie ad esso legate hanno allargato notevolmente la platea degli utenti in grado di accedere ai contenuti e agli eventi sportivi in tempo reale e su tutti i device, dall’altro hanno favorito una sovraesposizione degli stessi. Questo fenomeno, pertanto, ha incoraggiato le trasmissioni di eventi sportivi su piattaforme pirata e la loro diffusione online in modo illecito, con relativa violazione del copyright sia nei paesi UE che in quelli non UE.

La trasmissione e la fruizione illecita degli eventi sportivi sulle piattaforme digitali è diventata questione di sempre più stringente attualità, perché ha effetti negativi su tutte le realtà imprenditoriali ed industriali del circuito e sullo stesso comparto dell’audiovisivo. Pertanto, la Commissione Giuridica, prendendo atto delle lacune legislative che non consentono un’adeguata tutela della trasmissione degli avvenimenti sportivi in diretta live, ha ritenuto opportuno esortare la Commissione Europea nel colmare questo vuoto legislativo e procedere con un’armonizzazione della questione a livello comunitario

Ivana Notarangelo