Il prossimo 1 aprile, una “carovana della pace” partirà da Gorizia, raggiungendo Leopoli, città alle porte dell’Ucraina, per portare aiuti umanitari e raccogliere quanti più profughi possibili, soprattutto madri, bambini, orfani, piccoli pazienti oncologici, disabili ed anziani, e condurli verso un luogo sicuro. La missione, avanzata dalla Comunità Giovanni XXIII, si è trasformata, in brevissimo tempo, in una vera e propria catena umana della solidarietà, che ha trovato il supporto di 33 comunità e raccolto circa 600 adesioni. Infatti, nonostante il parere contrario del Ministero degli Esteri allo svolgimento di questa iniziativa, in poche ore, il sito www.stopthewarnow.eu è stato subissato di richieste e in molti hanno aderito.
“Non vogliamo restare spettatori, sentiamo l’obbligo di esporci in prima persona”. Queste le parole contenute nell’appello, sottoscritto da Arci, Cgil, Nuovi Orizzonti, Focsiv, Mediterranea e Libera e con cui le diverse realtà del terzo settore hanno convogliato le numerose adesioni giunte in seguito. Giampiero Cofano, segretario della Papa Giovanni XXIII, ha evidenziato come la società civile stia realizzando quello che, invece, la politica non sta facendo, estendendo l’invito a partecipare anche a Vescovi, sindaci e a tutti coloro che desiderano scendere in campo per dire basta al conflitto in Ucraina. Ma la missione a Leopoli non porterà solo sostentamento materiale ai profughi, assicurando corridoi umanitari per una fuga lontano dalle bombe. Infatti, tutti i partecipanti alla carovana della pace, che accorreranno in auto o pulmini organizzati, daranno vita a manifestazioni in strada, insieme ai cittadini e alle realtà del posto, per muovere le coscienze e dire stop alla guerra.
Ivana Notarangelo