Venerdì 21 gennaio è terminato il World Economic Forum di Davos 2022, per il secondo anno consecutivo ancora in modalità virtuale. L’agenda del meeting è stata ricca di temi e di incontri, toccando differenti problematiche, legate soprattutto alle sfide economiche, politiche ed internazionali del momento. Senza dimenticare la pandemia, la ripartenza mondiale, dopo i due anni di emergenza sanitaria, le incertezze per il futuro che verrà, la crisi climatica e un dibattito sulla tecnologia. Il primo a prendere parola nel corso del World Economic Forum è stato il presidente cinese Xi Jinping, che ha evidenziato la centralità della globalizzazione e la necessità di “un autentico multilateralismo”. Perché solo un’alleanza tra le nazioni potrà evitare il rischio di “conseguenze catastrofiche”, qualora si realizzi uno scontro tra diverse zone del mondo.
Il COVID – 19 è stato nuovamente uno dei punti focali del dibattito nel corso del meeting. E non solo per le conseguenze sanitarie ed economiche che ha fatto e fa ancora registrare. Infatti, a detta dei grandi della terra intervenuti nel corso del summit di Davos, la pandemia ha dato un forte impulso a molte delle trasformazioni digitali della cosiddetta “Quarta Rivoluzione Industriale”, toccando tutti i comparti della vita socio – economica globale. Un trend che, a detta degli esperti, continuerà anche nel corso del prossimo anno. Infatti, molti dei relatori che hanno preso parola durante il World Economic Forum di Davos hanno evidenziato il ruolo primario della tecnologia, dichiarandosi ottimisti sulle sue potenzialità, utili per affrontare i problemi del mondo.
In proposito, il summit è stato l’occasione per annunciare il prossimo arrivo del Chip Act, che verrà presentato tra qualche settimana dalla Commissione Europea, con l’obiettivo di incrementare la capacità di produzione dei microchip. Allo stesso tempo, il provvedimento modificherà le regole previste per gli aiuti agli stati, finalizzati alla progettazione e realizzazione di fabbriche che si dedicheranno alla produzione di chip all’interno dei Paesi membri. L’annuncio è stato diffuso dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Che, per l’occasione, ha affermato: “La domanda per i semiconduttori nel mondo sta esplodendo, i microchip sono ovunque oggigiorno, non c’è economia digitale senza i microchip e il fabbisogno dell’Ue raddoppierà in dieci anni”. Per questo motivo, ha aggiunto la von der Leyen, “dobbiamo alzare la posta in gioco quando si parla di produzione, non c’è tempo da perdere; entro il 2030 il 20% della produzione mondiale di microchip dovrà avvenire entro i confini europei”. Infatti, attualmente, la domanda di microchip è alta, ma la fornitura da parte dei produttori esteri è scarsa. E la presidente della Commissione ha sottolineato come l’Europa non possa permettersi “questa dipendenza”.
Allo stesso tempo, però, il World Economic Forum di Davos ha svelato il “lato oscuro” dell’incremento della digitalizzazione poiché, nel corso del primo semestre del 2021, c’è stato un incremento del 151% degli attacchi ransomware. E non è finita qui. Poiché, l’FBI ha rivelato che, attualmente, circolano 100 differenti tipologie di minacce nel mondo del cyberspazio. I dati rivelati nel corso del summit sono stati estratti dal rapporto annuale “The Global Cybersecurity Outlook 2022”, che riporta come, lo scorso anno, si siano registrati in media 270 attacchi informatici per organizzazione, con un incremento del 31% rispetto al 2020, mentre il prezzo legato ai forzati accessi ha toccato una cifra pari a 3,6 milioni di dollari per ogni caso rilevato. Infine, la giornata conclusiva del meeting di Davos ha visto la presentazione del Global Economic Outlook e la previsione poco ottimistica della direttrice generale, Kristalina Georgieva, secondo la quale “il 2022 si prospetta come una corsa ad ostacoli costellata di numerosi rischi, l’inflazione persistente, il Covid e gli elevati livelli di debito”.
Ivana Notarangelo
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